Siamo Elleni Scritti politici

Siamo Elleni

Scritti politici

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Giorgio Gemisto Pletone durante la sua vita ha scritto due importanti testi sulla politica noti come Memoriali sul Peloponneso risalenti al 1416-1418 e che sollecitano radicali riforme in campo politico, economico e religioso. Il primo, la Raccomandazione a Teodoro, despota di Morea, e il secondo, il Memoriale a Manuele, imperatore bizantino, sono qui riuniti e tradotti per la prima volta, in una doviziosa edizione critica, insieme alla lettera di Gemisto, qui intitolata All’imperatore e di solito citata come Sull’istmo, anch’essa diretta a Manuele II e che lo informa della situazione nel Peloponneso. La lettera fu scritta, al più tardi, nel 1416. Molto più tardo (1451) èil quarto discorso che conclude questa raccolta di scritti politici, qui chiamato Indirizzo a Demetrio, a quel tempo despota di Morea, che sarebbe stato in seguito coinvolto nella distruzione del più importante trattato filosofico di Pletone. Le concezioni politiche di Pletone si radicano nel platonismo e si iscrivono nel quadro delle difficoltà del tramonto dell’impero bizantino e nondimeno, stabilendosi nei princìpi metafisici atemporali, conservano, sotto molti aspetti, una sorprendente attualità per gli avvenimenti del nostro tempo. L’opera èpreceduta da un saggio introduttivo che ha lo spessore di una monografia ed èaccompagnata da note di grande sottigliezza critica ed intellettuale. Questi scritti politici si inseriscono nel programma di pubblicazione delle opere di Pletone, di cui ègià apparso, presso altro editore, il Trattato delle virtùe a cui, tra non molto, seguiranno le opere di rigorosa critica ad Aristotele, e tutte testimoniano la varietà di temi filosofici ai quali si èinteressato e la nozione tradizionale alla quale li sottomette colui che fu considerato il “principe dei filosofi del suo tempo”, quel tempo che conosciamo col nome di Rinascimento.

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Sull'autore

Giorgio Gemisto Pletone

Giorgio Gemisto Pletone, nato a Costantinopoli e morto circa centenario nel 1452 (o nel 1454) a Mistrà, alla corte degli ultimi Paleologhi, fu il primo e più importante rappresentante del Platonismo durante il Rinascimento. Fu anche un riformista radicale e, più celatamente, un teologo neopagano. Al Concilio di Firenze per l’unione delle chiese, lasciò agli umanisti italiani un trattato Sulle Differenze tra Aristotele e Platone, sintesi di una serie di conferenze che aveva tenuto per essi. Fondò a Mistrà una fratria iniziatica, fondata sulle espressioni dell’aurea catena della Metafisica originaria, che più tardi sarà chiamata philosophia perennis. Il Trattato delle Leggi, il libro in cui lasciò i suoi insegnamenti esoterici, fu bruciato dal patriarca Gennadio Scolario, poco dopo la sua morte, e se ne salvarono solo alcune parti frammentarie. Esercitò una sottile ma fondamentale influenza sul Rinascimento italiano. Significativamente, i suoi resti riposano in un’arca sul fianco del Tempio Malatestiano di Rimini, la più pagana delle chiese.

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