La poesia, ancora?

La poesia, ancora?

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Perché ancora la poesia, se la poesia c’è da sempre, da quando gli esseri umani – gli animali parlanti – hanno percorso la terra, e sempre ci sarà finché le mutevoli lingue umane genereranno la sfera della loro esistenza Perché questo ancora, dunque? Perché il trionfo dell'“infosfera” sta portando verso una visione del linguaggio distorta e impoverita nella dimensione comunicativa, alla quale la poesia pare adeguarsi, dimenticando un’eredità poetica di millenni. Perché antropologia e neuroscienze raccontano oggi un’altra vicenda, nella quale la lingua è costitutiva della sfera dell’esistenza, e la comunicazione solo un suo aspetto; e di più: la prosodia, il suono delle parole e la voce del parlante sono sostanza del pensiero, del sentire e del percepire. Questo ancora significa avere nuove domande e inseguire le risposte nella lingua e nella tradizione poetica, riconoscendo allo strumento della scrittura e alla storia del libro il loro effettivo ruolo di primaria importanza.

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Sull'autore

Gian Mario Villalta

Gian Mario Villalta è poeta, saggista e narratore (il suo ultimo romanzo si intitola L’apprendista, 2020) e segue da molti anni il panorama poetico italiano (con particolare attenzione all’opera di Andrea Zanzotto). Tra i suoi libri di poesia più recenti ricordiamo Vanità della mente (Premio Viareggio 2011) e Telepatia (Premio Carducci 2016). È direttore artistico di “pordenonelegge. Festa del libro con gli autori”.