Il negativo e l’attesa Riflessione intorno alla Shoah a partire da Primo Levi

Il negativo e l’attesa

Riflessione intorno alla Shoah a partire da Primo Levi

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Questo lavoro muove una critica nei confronti della logica dialettica che vede nel negativo, soprattutto quello di Auschwitz, la conditio sine qua non del positivo: logica terribilmente assurda – un’antica “superstizione”, un’acrobazia dialettica, un’interpretazione sofistico-dialettica la definisce infatti Hannah Arendt – che si riflette nei più diversi piani culturali (filosofico, pedagogico, storico, politico, militare) al punto da generarlo preventivamente e opportunamente – ecco l’assurdità – anche là ove esso, questo negativo, di fatto non si dà. Come a dire, ad esempio, che la guerra è necessaria o indispensabile per ottenere una condizione umana migliore. Eppure questa è stata (e purtroppo continua a essere) l’idea bizzarra presente nella mente di molti tra i migliori rappresentanti della filosofia occidentale (Eraclito, Hegel, Nietzsche, ecc.). A un siffatto negativo si intende contrapporre il concetto leopardiano di attesa, il quale si esprime in un atteggiamento capace di svelare quell’assurdità logico-dialettica, giacché con il proprio attendere essa non ha alcun bisogno di generare appositamente un negativo per ricavarne un positivo.

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Sull'autore

Franco Di Giorgi

Franco Di Giorgi (1954) si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Torino con una tesi sull’estetica di J.-F. Lyotard e per più di vent’anni ha insegnato storia e filosofia al liceo scientifico “A. Gramsci” di Ivrea. La sua riflessione si pone alla ricerca di interferenze tra filosofia, memorialistica, esegesi biblica (Giobbe, Paolo, Tommaso) ed estetica letteraria, artistica e musicale (Tolstoj, Flaubert, Rilke, Proust, Ibsen, Michelangelo, Pergolesi, Vivaldi, Beethoven, Rachmaninov, Mahler).

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