Entia non grata Il minimalismo ontologico di W.V. Quine

Entia non grata

Il minimalismo ontologico di W.V. Quine

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L’espressione entia non grata è stata utilizzata da W.V. Quine come titolo di un paragrafo dell’ultimo capitolo di Word and Object (1960), nel quale viene esemplarmente formulata una versione aggiornata del celebre “rasoio di Occam”. Entia non grata sono, per Quine, quelle entità non necessarie a descrivere o spiegare né la realtà né le nostre capacità di comprensione o utilizzazione del linguaggio. Oggetti fisici, proprietà, classi, significati, fatti: quali, tra queste entità, sono davvero indispensabili nel nostro schema concettuale e quali quelle di cui fare a meno? Centro dei saggi qui raccolti è il minimalismo ontologico di Quine, la cui eredità non può essere facilmente trascurata: forse, contrariamente alla celebre massima shakespeariana, ci sono meno cose in cielo e in terra di quante ne sogni certa filosofia.

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Sull'autore

Antonio Rainone

Antonio Rainone, docente di Filosofia del linguaggio all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, coltiva anche un interesse per il cinema e il linguaggio cinematografico.

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