Elogio dell’avversità

Elogio dell’avversità

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Affrancata da un significato soltanto negativo, avversità è il nome di quanto di volta in volta ci sta dinanzi e viene (in)contro. È la notizia di una differenza, un’animadversio, un’osservazione critica dell’anima affinché si presti attenzione a quanto accade. Ma si rende necessario contrastare un errore sempre attuale, il quale ha già causato innumerevoli catastrofi, e che consiste nel trasformare l’avversità dell’Altro in avversario, il nemico da abbattere e annientare. Ribellandoci all’illusione, che la realtà digitale contribuisce a rafforzare, di poter ripristinare l’ingannevole condizione edenica dove tutto si scopre docilmente alla mano, dalle cose alle persone, il compito che ci attende è di affermare il valore del coefficiente di avversità che ci circonda, e spingerci sino a suscitarlo di proposito, come avviene nel pensiero e nell’arte, così da rendere più profondi il nostro agire e la nostra conoscenza. È tempo di accettare l’avversità come la condizione storica normale, senza la quale non sapremmo mai nulla dell’Altro e di noi stessi, e coglierla come occasione etica fondamentale, base indispensabile di qualsiasi mondo che verrà.

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Sull'autore

Sergio Vitale

Sergio Vitale ha insegnato Psicologia dell’arte e della letteratura e Psicologia generale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Tra i suoi libri più recenti: Memorie di specchio. Merleau-Ponty e l’inconscio ottico della “psiche” (2010); “Si prega di chiudere gli occhi”. Esercizi di cecità volontaria (20122); Atlas. Cartografie dell’esperienza (2013); Il paesaggio e il suo rovescio (2015); Narciso in pericolo. Autoritratto, inconscio ottico, narrazione (2018).

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