
Dante costruisce genialmente una sorta di “teoria critica” ante litteram anticapitalista, che ha potenti radici filosofiche, ma anche mistico-teologico-poetiche. Sempre più dobbiamo riconoscere l’originalità dantesca, capace di abbozzare una vera e propria filosofia socio-politico-economico-poetica della buona vita (e per questo radicalmente anticapitalista) di grande intelligenza. In questo breve studio procederemo, dantescamente, in modo militante. E alla “bella scola” (If IV,94) del Poeta si aggiungeranno altri spiriti magni, da Karl Marx a Enrique Dussel, a Ignacio Ellacuria e così via, tutti accumunati, anche, dalla “passione durevole” (Lucaks) dell’anticapitalismo. Riscoprire, ri-leggere e riattualizzare l’anticapitalismo dantesco è sempre più necessario, per due motivi altrettanto importanti: comprendere meglio la poesia dantesca, e prolungarla creativamente oggi, all’insegna di una denuncia rigorosa e affilata: infatti non solo il capitalismo non è finito, ma anzi appare nella sua versione più aggressiva, transumana e, complessivamente, biocratica e bellica.
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Lingua
Italiano -
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Sull'autore
Gianni Vacchelli
Gianni Vacchelli, narratore, scrittore, docente. Insegna in un liceo classico del milanese ed è contrattista all’Università Statale di Milano. Ha pubblicato numerosi saggi: L’«attualità» dell’esperienza di Dante (2015), Dante e la selva oscura (2018); e opere narrative: Arcobaleni (2012), Eutopia, con M. Bellosta (2013), Generazioni. Storie di liberazione e abisso (2016).