Cosmogenesi dell’esperienza Il campo trascendentale impersonale da Bergson a Deleuze

Cosmogenesi dell’esperienza

Il campo trascendentale impersonale da Bergson a Deleuze

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In Materia e memoria (1896), Henri Bergson pone all’origine della percezione umana un campo a-centrato di immagini “in sé”; più di cinquant’anni dopo Gilles Deleuze inizia a elaborare la nozione di piano di immanenza quale condizione virtuale di ogni stato di cose. Da Bergson a Deleuze – e attraverso una serie di illustri mediatori – emerge così un’eterogenea riflessione intorno a quel dispositivo che Sartre ha battezzato “campo trascendentale impersonale”. Il presente saggio si propone di ricostruire la genesi di tale istanza, mostrandone al contempo alcune decisive implicazioni: dalla riscrittura in senso immanentista del motivo trascendentale kantiano sino alla conseguente riabilitazione della speculazione metafisica e cosmologica. Dalle riflessioni di Bergson e Deleuze emerge una linea minoritaria nel panorama filosofico novecentesco, in grado di concepire un cosmo “univoco” abitato da una molteplicità di relazioni non più profilate a partire da uno sguardo umano.

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Sull'autore

Giulio Piatti

Giulio Piatti ha conseguito il dottorato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, in cotutela con l’Université Toulouse - Jean Jaurès. Insegna nei licei, è cultore della materia in Estetica all’Università degli Studi di Torino e redattore di “Philosophy Kitchen”. Si occupa del nesso tra estetica e metafisica nel pensiero di area francese (H. Bergson, G. Deleuze, G. Simondon) e anglofona (A.N. Whitehead,S. Alexander). Per Mimesis ha curato la traduzione di Verso il concreto di Jean Wahl (2020).

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