Il libro cerca di dimostrare due tesi in particolare. La prima consiste nell’attualizzazione di due concetti apparentati, il “rammendo” freudiano e il “sinthomo” lacaniano, con cui i due psicoanalisti hanno identificato una possibilità di salvezza per le persone che hanno “perso il filo” della propria esistenza. Una vita, per restare tale, deve mantenere annodati i tre fili dell’immaginario, del simbolico e del reale. Quando uno di essi si spezza, si scivola nella psicosi a meno che non si riesca a effettuare un “rammendo” che preservi dalla patologia, dal farnetico, dalla fuoruscita dall’ordine del linguaggio. Rammendi del genere sono stati operati da tre grandi scrittori i quali, privati di un intercessore paterno che li immettesse nel circuito della Legge, hanno compensato tale mancanza con le loro creazioni letterarie: James Joyce, a cui Lacan ha dedicato il Seminario XXIII del 1975/76; Gustave Flaubert, su cui Jean-Paul Sartre ha incentrato le milleduecento pagine della sua opera pressoché testamentaria L’idiota della famiglia; Marcel Proust, che condivise un destino analogo. La seconda prende le mosse dai quattro discorsi di Lacan (del padrone, dell’isterica, dell’università e dell’analista) che costituiscono la trama e l’ordito di ogni vita e che oggi sono stati scalzati dal “quinto discorso” che è stato qui chiamato “del vampiro e delle vittime volontarie”.
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Italian -
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About the author
Riccardo Mazzeo
Riccardo Mazzeo, nato nel 1955, si laurea a Bologna in lingue e letterature straniere con il massimo dei voti. Studia Freud e Lacan e lavora per 25 anni alle dipendenze delle Edizioni Erickson di Trento. Traduce più di cento libri, è editor di 11 riviste scientifiche, gestisce le relazioni internazionali. Nel 2014, rassegnate le dimissioni, scrive libri con Zygmunt Bauman, Edgar Morin, Tariq Ramadan, Miguel Benasayag e Agnes Heller.