Voci d’archivio Fonografia e culture dell’ascolto nell’Italia tra le due guerre

Voci d’archivio

Fonografia e culture dell’ascolto nell’Italia tra le due guerre

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Fissare l’effimerità della voce in una forma permanente è una possibilità portata in dote dalle tecnologie del suono che l’Italia coglie in netto ritardo rispetto agli altri paesi europei, inaugurando la costruzione del “patrimonio fonico nazionale” soltanto nei tardi anni Venti del Novecento. Attraverso uno spoglio di documenti originali e periodici dell’epoca, Voci d’archivio ripercorre l’istituzionalizzazione della fonografia a mezzo archivistico soffermandosi da un lato sulle vicende e sui dibattiti che portarono alla fondazione della Discoteca di Stato e dall’altro sui modi diversi in cui le potenzialità del nuovo medium vennero concepite e messe in opera dalle parti in causa. Uno sguardo ravvicinato a discorsi e pratiche che guidarono le prime applicazioni della fonografia, utile a riconoscere la natura tecnologicamente e culturalmente mediata di quella che chiamiamo memoria sonora.

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    Italiano
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Sull'autore

Simone Dotto

Simone Dotto è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Udine, dove insegna Storia e tecniche della televisione e dei nuovi media al corso di laurea in DAMS. Fa parte del comitato direttivo della collana “Plexus”, delle redazioni di “Cinergie” e “Cinéma&Cie” ed è un membro del coordinamento della FilmForum conference. Nei suoi studi, pubblicati su riviste e volumi nazionali e internazionali, si è occupato principalmente di tecnologie del suono e culture dell’ascolto, di storiografia, archeologia e cultura materiale dei media e del patrimonio filmico industriale e non-theatrical.

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