La libertà può essere effimera, ma non per questo meno splendente.
A partire da questo assunto si sviluppa l’innovativo percorso proposto da Giulio Giorello in una raccolta di saggi ispirata da tre figure imprescindibili per il concetto di libertà: Giordano Bruno, John Stuart Mill e Paul K. Feyerabend.
Epoche e visioni differenti, eppure molti sono i fili conduttori che collegano questi autori, primo tra tutti la necessità di esercitare la ragione e imbracciare le armi della critica. Sulla scia della rivoluzione cosmologica tracciata da Bruno, emerge l’esigenza di giudicare criticamente gli eventi, non accettando nessuna teoria come inconfutabile ed esercitando il dissenso, come suggerisce anche l’anarchico “epistemologico” Feyerabend. Ed è proprio con Feyerabend che si realizza quel rovesciamento di prospettiva che si interroga se la scienza non sia diventata strumento di dominio e se la tecnologia non si sia trasformata nel sostegno più efficace alla burocrazia che invade le nostre esistenze mirando a una sorta di controllo totale.
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Italiano -
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Sull'autore
Giulio Giorello
Giulio Giorello (Milano, 1945-2020), fi losofo della scienza e della libertà, è stato docente di Filosofia della scienza all’Università degli Studi di Milano. Laureato in Filosofia nel 1968 e in Matematica nel 1971, è stato allievo di Ludovico Geymonat. Ha scritto sulle pagine del “Corriere della Sera” ed è stato presidente della Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Libertà di pensiero (2018), L’etica del ribelle (a cura di P. Donghi, 2017), Libertà (2015), Noi che abbiamo l’animo libero (con E. Boncinelli, 2014), La filosofia di Topolino (con I. Cozzaglio, 2013) e Il tradimento (2012).

