I paesaggi del silenzio

I paesaggi del silenzio

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L’immaginazione ci permette, a volte, d’intuire o di scoprire l’ordine nascosto di una lingua universale che la natura stessa modella e articola attorno a noi. È una lingua soggetta al molteplice e al mutevole, nonché intrisa di miti e simboli, tra i dati della morfologia del territorio, della storia e della cultura. Nella mobilità del nostro sguardo e del nostro sentire osserviamo le cose svolgersi attraverso sequenze di segni e rappresentazioni che ci accompagnano e ci corrispondono. Proviamo allora la sensazione di vivere un’esperienza ricca di figure, forme, metafore. Possiamo anzi dire di essere coinvolti, piacevolmente coinvolti in questa estasi della percezione. Così accade quando un angolo di paesaggio, prima non valorizzato ai nostri occhi, conquista il nostro sguardo e ci porta a pensare di essere, noi stessi, osservati da ciò che stavamo contemplando. Scopriamo di partecipare a una trasformazione: gli alberi, la collina, la valle, le montagne, i campi, tutto ciò che compone il paesaggio alla mia vista si è fatto più vicino per una specie di fusione, di atto d’amore, d’incanto. Io mi vedo e sono ovunque. La lontananza è sparita in una vicinanza. La percezione, grazie a un dèmone del silenzio, non è mutata in una descrizione, ma in un’illuminazione.

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Sull'autore

Raffaele Milani

Raffaele Milani, professore di Estetica presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione nell’Università degli Studi di Bologna, Direttore del Laboratorio di ricerca sulle città (Istituto di Studi Superiori), visiting professor in varie università straniere, curatore di molti convegni internazionali. Autore di saggi, libri, e curatore di raccolte sul tema del paesaggio e della natura. Tra queste opere ricordiamo: L’arte del paesaggio (2001), Il paesaggio è un’avventura. Invito al piacere di viaggiare e di guardare (2005), I volti della grazia. Filosofia, arte e natura (2009).

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