Gli infiniti silenzi di Giacomo Leopardi

Gli infiniti silenzi di Giacomo Leopardi

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Per un poeta-filosofo come Giacomo Leopardi, in cui il canto, i suoni, la voce occupano un posto assolutamente rilevante, sembra quasi impossibile poter parlare di silenzio, addirittura di tanti e diversi modi di silenzio. Eppure il silenzio in Leopardi rappresenta un momento essenziale di riflessione ermeneutica: su se stesso, sulla propria esistenza e sui propri desideri di gloria; sulla caduta inesorabile delle illusioni giovanili; sulla persistenza, o meglio, sulla provvisorietà della storia, soprattutto quella degli antichi, e dei suoi insegnamenti; sulla natura delle cose, del cosmo e dello spazio; sulla morte e la precarietà degli esseri sensibili (uomini, animali, piante). Infiniti silenzi che mirano tutti, come sempre accade nell’opera di Leopardi, sia in versi sia in prosa, a porre l’umanità di fronte alla propria fragilità e al proprio dolore – “fatali” entrambi – di cui unica responsabile è la Natura, “madre… di parto e di voler matrigna”.

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Sull'autore

Patrizia Landi

Patrizia Landi insegna Letteratura italiana e Lingua italiana presso l’Istituto di Alti Studi per Mediatori linguistici “Carlo Bo” di Milano. Sin dalla tesi di laurea si occupa dello studio di Giacomo Leopardi, di cui ha curato, insieme a Franco Brioschi, la nuova edizione dell’Epistolario con le lettere dei corrispondenti (1998), e su cui ha pubblicato vari saggi e i volumi Con leggerezza ed esattezza. Studi su Leopardi (2012) e La parola e le immagini. Saggio su Giacomo Leopardi (2017).

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