Arte e tecnica

Arte e tecnica

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In questo libro, considerato ormai un classico, Mumford affronta il ruolo dell’arte e della tecnica nella cultura moderna. Egli sostiene che l’enfasi eccessiva data alla tecnica abbia contribuito alla spersonalizzazione e al vuoto di gran parte della vita del Ventesimo secolo. Mumford, dunque, lancia un accorato appello affinché si rispettino gli impulsi e le conquiste dell’arte e affinché lo sviluppo tecnologico prenda l’uomo come misura. Il suo è un appassionato invito rivolto all’umanità, che dovrebbe tentare di sfruttare al massimo le sue “splendide potenzialità” e fare il possibile per invertire il suo cammino verso la distruzione.

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Sull'autore

Lewis Mumford

Lewis Mumford (1895-1990), professore in molte istituzioni prestigiose degli Stati Uniti, fra cui Stanford University, University of Pennsylvania e MIT, è stato uno dei più versatili e originali intellettuali del XX secolo. Conosciuto soprattutto per i suoi libri sull’architettura e sull’urbanistica, in particolare La città nella storia (1961), nel corso della sua lunga carriera si è occupato anche di sociologia, filosofia, letteratura (Emerson, Thoreau, Whitman, Hawthorne e Melville furono alcuni dei suoi autori più amati) e antropologia. Fra le sue opere più importanti si ricordano: Herman Melville (1929), Tecnica e cultura (1934), La condizione dell’uomo (1944), Arte e tecnica (1952), Le trasformazioni dell’uomo (1956) e i due volumi de Il mito della macchina (I. Tecnica e sviluppo umano, II. Il pentagono del potere), pubblicati rispettivamente nel 1967 e nel 1970.

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