Perché viviamo?

Perché viviamo?

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Perché viviamo? Ha senso porsi questa domanda oggi, in una società che ha celebrato la fine di tutte le ideologie, tranne quella del consumo, e che vive del presente, dell’immediato, ponendosi solo fini a breve termine (come la redditività o la competitività)? Nell’epoca della globalizzazione siamo incapaci di rispondere a domande come: a cosa serve la conoscenza? E lo sviluppo economico? A cosa il Potere? Troppo spesso questo silenzio lascia spazio a risposte selvagge. Eppure, proprio il sentimento del vuoto e l’aspirazione a dare un senso alla vita sembrano oggi particolarmente di use nelle società occidentali. I processi di globalizzazione, o ffrendoci un’idea del tutto fuorviante dell’universale, sembrano aver eliminato i fini fingendo di realizzarli. Ma Augé pensa che non siamo mai stati così vicini al poterli percepire per quello che sono: incitazioni alla fraternità, al pensiero, al sapere. “La necessaria relazione con gli altri, l’impossibile coscienza di sé, la legittima aspirazione a conoscere il mondo: all’interno di questo triangolo si è giocata la storia degli uomini e si giocherà ancora domani a un ritmo accelerato e senza tregua”. Sono dunque, per Augé, proprio la società, l’individuo e la conoscenza le finalità della condizione umana.

Book details

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    Yes
  • Language

    Italian
  • Original language

    French
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About the author

Marc Augé

Marc Augé è uno degli antropologi francesi più noti al pubblico internazionale. Directeur d’Études presso l’École des Hautes Études di Parigi, ha pubblicato alcuni dei maggiori successi della letteratura antropologica, tra cui: Il dio oggetto (1988), Un etnologo nel metro (1992), Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità (1996), Storie del presente. Per un’antropologia dei mondi contemporanei (1997), L’antropologo e il mondo globale (2013); Un etnologo al bistrot (2015).

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