“Ma come si possono adorare il legno e la pietra?” si chiedevano i missionari cristiani – e alcuni etnologi – di fronte al mistero delle religioni africane. Quale sia il senso del feticismo, cosa significhi (e implichi) attribuire forza vitale e potenza di senso a quelli che a noi appaiono solo degli oggetti, ce lo spiega Marc Augé in queste pagine, mostrandoci come nel “feticcio” trovi in realtà espressione un’affascinante concezione del rapporto tra cose e persone. Tra materia e vita, tra uomini e divinità, tra morti e viventi, sostiene un sacerdote del benin, non c’è soluzione di continuità, come non c’è tra un individuo e un altro. il feticismo, quindi, come chiave paradossalmente attuale per comprendere non solo un sistema di pensiero apparentemente molto lontano dal nostro, ma per intuire anche molte questioni al centro della riflessione delle scienze umane sulla surmodernità: la crisi del soggetto, la frammentazione dei confini tra categorie e relazioni. nella postfazione nicola gasbarro – che ha tradotto e curato il volume – ricostruisce il quadro teorico della riflessione di Augé, tracciando le coordinate dell’incrocio inevitabile tra antropologia e storia delle religioni.
Book details
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Original text
Yes -
Language
Italian -
Original language
French -
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About the author
Marc Augé
Marc Augé è uno degli antropologi francesi più noti al pubblico internazionale. Directeur d’Études presso l’École des hautes Études di parigi, ha pubblicato alcuni dei maggiori successi della letteratura antropologica, tra cui: Un etnologo nel metrò (1992), Non luoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità (1996), Storie del presente. Per un’antropologia dei mondi contemporanei (1997).