L’analisi dell’«egemonia» e delle «contro-egemonie» all’interno degli studi culturali ha permesso di considerare i termini in cui la cultura mediale partecipi alla riproduzione dell’ideologia dominante che sembra esistere come consenso indiscusso e interpretazione latente della realtà. Questi aspetti diventano di particolare pregnanza soprattutto quando le forme di opposizione ai modelli egemonici e, dunque, allo status quo sono interpretate come esempio di dissidenza o di devianza. Il gruppo di studiose e di studiosi che si riunirono attorno al Centre for Contemporary Cultural Studies dell’Università di Birmingham – alla base dell’affermazione dei Cultural Studies e di cui figura di primo piano fu certamente Stuart Hall – ha riformulato l'approccio delle scienze sociali con il reale. In particolare, il CCCS ha integrato al proprio interno la lezione strutturalista sulla centralità delle macrostrutture nella formulazione discorsiva e nella produzione dei soggetti, le intuizione gramsciane sulla forza discorsiva dell'egemonia e una innovativa lettura dell'opera di Marx. Così facendo, esso è stata in grado di proporre una innovativa e ancora oggi fondamentale lettura dei processi sociali che hanno caratterizzato la «svolta neoliberale» attraverso una analisi della produzione e della trasmissione dei codici culturali dominanti, delle stratificazioni e delle divisioni prodotte dai processi economici tramite il prisma della razza e del genere, oltre che della classe, e della ridefinizione dei rapporti di forza nello spazio pubblico attraverso nuovi dispositivi di controllo.
Dall'altro lato, la riabilitazione epistemologica e politica del concetto gramsciano di «subalternità» ha permesso di ridefinire le condizioni operative dei conflitti sociali incarnandoli materialmente in quelle nuove soggettività che dai margini prendevano parola sullo spazio pubblico attraverso delle pratiche contro-egemoniche di soggettivazione. Il volume ripropone una lettura dell’analisi che Stuart Hall e colleghi hanno fornito del rapporto tra devianza, crimine e media; in particolare, riprendendo gran parte dei concetti analitici tratti dalla letteratura sulla «costruzione dei problemi sociali» e del «panico morale», l’analisi si sofferma sui temi della sicurezza contro il crimine e la devianza, sulla definizione di «nemici culturali opportuni», su cui far converge gran parte dell’ansia e della preoccupazione sociale, minacce immaginarie strumentalmente orchestrate che avvolgono la gente all’interno delle loro «spirali di significazione». A corredo del volume alcuni scritti classici, mai tradotti prima in lingua italiana, che definiscono l’attenzione di questo gruppo di studiosi nei confronti di ogni figura che rappresenti l’«alterità» e l’alterazione dell’ordine morale e simbolico egemone.
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