Aquile e dervisci L'autorità sufi nell'Albania post-socialista

Aquile e dervisci

L'autorità sufi nell'Albania post-socialista

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“La religione degli albanesi è l’Albanismo”: questa nota espressione risorgimentale ben incarna la concezione pubblica e istituzionale della religione nel Paese delle Aquile, soprattutto da quando, nel 1967, il regime comunista di Hoxha decise di vietare qualsiasi forma di culto. Il sufismo, componente storica del vario mosaico religioso del Paese, soffrì più di altri la secolarizzazione coatta socialista. La rinascita sufi, dopo anni di autarchia e isolazionismo, fu un processo complesso, influenzato dall’intervento di attori esteri (wahabiti, Gülen hareketi, ṭuruq kosovare), dalle istanze laiche governamentali e dalla religiosità critica e individualizzata dei fedeli. Ne è seguito un costante riaggiornamento pratico e dottrinale delle ṭuruq che, schiacciate dal peso della globalizzazione (pluralismo e umma virtuale) e dal monopolio Bektashi, hanno cercato nuovi spazi e pratiche di legittimazione (di)mostrando una straordinaria capacità adattiva rispetto all’ideologia di Stato e alle domande di santità delle popolazioni locali.

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About the author

Gianfranco Bria

Gianfranco Bria è dottore di ricerca presso l’Università della Calabria e l’Écoles des Hautes Études en Sciences Sociales sotto il tutoraggio del Prof. Alberto Ventura e M.me Nathalie Clayer. Si occupa di storia e antropologia dell’Islam balcanico. Fa parte di Occhialì – Laboratorio sul Mediterraneo islamico dell’Università della Calabria ed è membro associato del CETOBAC presso l’EHESS.

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