La pelle e la traccia Le ferite del sé

La pelle e la traccia

Le ferite del sé

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Incisioni, scorticature, scarificazioni, bruciature, escoriazioni, lacerazioni: la trama di questo libro è costituita dalle lesioni corporali che gli individui si autoinfliggono deliberatamente, nel contesto delle nostre società contemporanee. Uomini o donne – ma soprattutto donne – perfettamente inseriti nella rete creata dal legame sociale vi fanno ricorso come a una forma di regolazione delle proprie tensioni. La pelle diventa la superficie d’iscrizione del loro malessere. Si cambia il proprio corpo perché non si può cambiare l’ambiente circostante. Le ferite corporali non sono un indice di follia – proprio come i tentativi di suicidio, le fughe, i disturbi dell’alimentazione o altre forme di comportamento a rischio comuni fra le giovani generazioni – ma una particolare forma di lotta contro il male di vivere che segnala l’inadeguatezza della parola e del pensiero. L’alterazione del corpo è una ridefinizione di sé in una situazione dolorosa, un andare al di là del socialmente consentito per sentire qualcosa di forte – come se la vita normale non bastasse più. All’analisi di questa auto-chirurgia particolarmente di ffusa tra gli adolescenti, David Le Breton aggiunge una riflessione sulle ferite corporali intenzionali in situazione carceraria – marchi indelebili che esprimono la resistenza all’umiliazione e alla reclusione – nonché sugli artisti di “body art” che, attraverso performances sanguinolente e dolorose, provano a scuotere lo specchio sociale.

Book details

  • Publisher

  • Original text

    Yes
  • Language

    Italian
  • Original language

    French
  • Publication date

About the author

David Le Breton

David Le Breton insegna Sociologia e Antropologia alla Facoltà di Scienze sociali dell’Università di Strasburgo ed è uno dei massimi esperti europei di antropologia del corpo. Dei suoi moltissimi libri sono stati tradotti in italiano: Passione del rischio (1995), Il mondo a piedi (2001), La pelle e la traccia (2005), Il sapore del mondo. Un’antropologia dei sensi (2007).

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