L'abitudine

L'abitudine

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Che cos’è l’abitudine? E quali sono i suoi ambiti di applicazione? Quando, nel suo articolo De l’habitude del 1876, Léon Dumont offre una risposta a simili quesiti, è ben consapevole della portata innovativa delle sue soluzioni. Se infatti, come egli afferma, l’abitudine è un “fatto universale”, la sua azione non può essere circoscritta – com’era stato fatto sino a quel momento – alla sola sfera del vivente, ma deve essere ricercata anche nelle proprietà della materia inorganica. Così come l’uomo è in grado di acquisire determinate abitudini di movimento, allo stesso modo un abito, se indossato a lungo, si adatta alla forma del corpo; la serratura scatta con maggiore prontezza dopo esser stata utilizzata più volte; e lo strumento musicale acquista armoniosità se suonato per molto tempo dalle sapienti mani del musicista. Prendendo avvio dalle precedenti riflessioni francesi sull’abitudine, e con uno sguardo attento all’empirismo inglese, all’evoluzionismo darwiniano e alle coeve acquisizioni della scienza neurologica, Dumont fornisce una descrizione dell’abitudine che non mancherà di esercitare una profonda fascinazione sui suoi contemporanei.

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Léon Dumont

Léon Dumont (1837-1877) è stato un filosofo e psicologo francese, celebre soprattutto per i suoi testi di argomento estetico (Des causes du rire, 1862; La théorie de la sensibilité, 1876) e per lo scritto sull’abitudine (De l’habitude, 1876). Pur non ricoprendo mai ruoli universitari, Dumont favorì con la sua attività saggistica l’introduzione in Francia di varie teorizzazioni provenienti dal mondo tedesco e anglosassone, e anticipò alcune centrali intuizioni della successiva psicologia scientifica francese. La sua opera ha saputo catturare l’attenzione di celebri pensatori come William James, Henri Bergson, Friedrich Nietzsche e Luigi Pirandello.

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